Dove il vento soffia giù nella pianura
Off Track #02 - Dove si parla di lanci molto lunghi e vento
Ciao!
Benvenuti o ben tornati, questa è la seconda uscita della mia nuova newsletter sull’atletica leggera. Vi devo ringraziare di nuovo per l’accoglienza e l’affetto, spero di non deludervi! La scorsa settimana abbiamo parlato principalmente di qualcosa che è il mio pane quotidiano, il mezzofondo. Questa volta però vorrei toccare una questione che non riguarda la corsa e che mi ha particolarmente colpito negli ultimi giorni. Parliamo di lancio del disco, e non prendete paura!
L’Oklahoma è uno di quegli stati anonimi nel mezzo tra il Midwest e il profondo Sud (Mid-South direbbero oltreoceano) di cui non si sente mai parlare. Fa parte del cosiddetto flyover country, quella parte di Stati Uniti che tipicamente si attraversa in aereo, per andare da una costa ad un’altra o da nord a sud. Al massimo ci si passa guidando lungo la Route 66, e ci si mette un po’ considerato che è più grande del Nord Italia. L’Oklahoma fa parte del territorio che una volta era la frontiera americana, il Far West, e la cui storia è strettamente legata a quella dei nativi americani (sotto le targhe dello Stato c’è scritto “Native America”, per dire). Uno dei popoli che abitava queste terre erano gli Osage, a cui il maestro Martin Scorsese ha dedicato il suo ultimo film (Killers of the Flower Moon, meraviglioso), che oggi vivono all’interno della Riserva Osage. Ed è a pochi km da questa riserva/contea, l'Osage County, che è successo qualcosa di sorprendente per la storia dell’atletica.
Ramona è una piccola cittadina rurale che conta meno di 700 anime. A circa dieci minuti di auto verso sud, in mezzo al nulla, si arriva a una serie di capannoni anonimi alle cui spalle sono installate una serie di pedane. Un cartello toglie subito ogni dubbio su dove ci si trovi: “THROW TOWN - MILLICAN FIELD. Oklahoma, where the wind comes sweepin’ down the plain”. Ovvero Oklahoma, dove il vento soffia giù nella pianura, celebre battuta della canzone intitolata “Oklahoma”, parte del musical intitolato, pensa un po’, “Oklahoma!”, diventata poi inno ufficiale dello Stato. Tanto petrolio, poca originalità da quelle parti. Questo posto sperduto già l’anno scorso aveva fatto parlare di sé per le stesse identiche ragioni per cui se ne sta parlando in questi giorni: il record del mondo del lancio del disco maschile.
Per la precisione il 14 aprile 2024 Mykolas Alekna all’età di 21 anni decise di superare di 27cm il record del mondo più longevo della storia dell’atletica, 74.35m contro 74.08m. Nello stesso luogo, quasi un anno esatto dopo (domenica 13 aprile), lo stesso ragazzone lituano ha deciso di aggiungere oltre un metro al suo record mondiale: 75.56m. A questo risultato si affiancano nella stessa gara l’australiano Matthew Danny (con 74.78m), che avrebbe fatto il record del mondo e invece è arrivato secondo, e ben altri otto atleti che hanno lanciato oltre i 69m. Al momento le prime undici misure stagionali del disco (e fino alla 18esima tolta la 12esima) sono state fatte in quel quadratino rosso nella mappa. Com’è possibile una situazione così sbilanciata? Per quanto sia appena iniziata la stagione stiamo parlando di cifre effettivamente sbalorditive. La risposta è abbastanza semplice, facilmente intuibile anche grazie al cartello di cui sopra: il vento. La docile brezza fissa sui 20km/h che soffia da quelle parti non è male come condizione per chi deve lanciare le cose lontano, per dirla semplice. Ed è così, ma è anche un po’ più complicato e interessante di così.
Throw-klahoma
Due pollici in su per il nuovo record del mondo. Il vento quel minimo di trionfalismo che poteva avere glielo ha portato via.
Nell’ultima settimana alcuni esperti commentatori (soprattutto dal Nord Europa), ma anche semplici appassionati da tutto il mondo, hanno iniziato a parlare di “weather doping”, doping meteorologico. Ci si è chiesti come mai in specialità come disco, martello o giavellotto non ci siano delle limitazioni basate sul vento, come avviene nella velocità e nei salti in estensione. È quello che mi sono subito chiesto anche io. Poi però mi sono anche domandato: è davvero così semplice?
In effetti una volta che lanci un disco in aria arriva a decine di metri di altezza, come bisognerebbe considerare il vento? A livello della pedana o bisognerebbe fare una stima di tutto quello che succede tra lancio e atterraggio? Come? Al momento non c’è nulla che possa essere implementato per ottenere delle misurazioni coerenti con l’obiettivo di rendere valida o meno una prestazione, in ogni struttura del mondo poi figuriamoci.
Il vento stesso è amico quanto nemico del lanciatore, soprattutto del disco, molto più che nelle altre discipline. Non sono un tecnico dei lanci e non sono qui a fare lezioni sulla tecnica migliore o come bisognerebbe gestire una gara di disco. Cerco di mettere insieme tutti i punti e ragionare con voi, senza limitarci ai primi titoli scandalizzati o super entusiasti. Quello su cui concordano gli studi scientifici effettuati negli anni sulla specialità è controintuitivo: il vento preferibile è quello contrario. Per farla breve e semplice ci sono due forze che intervengono sul nostro frisbee da 2kg mentre è in volo: drag e lift. La prima (di trascinamento) rallenta il disco, la seconda (di sollevamento) fa esattamente il contrario. Il punto è che la tecnica qui conta più di qualsiasi cosa (non è questa la sede per spiegare quale sia la tecnica migliore). Bisogna angolare il disco e lanciarlo al momento giusto nella direzione giusta, altrimenti lo stesso vento può avere effetti opposti sulla prestazione. Se il disco esce dalla pedana con la giusta angolazione l’effetto “sollevamento” più che compensa quello di “trascinamento” e ne sostiene il volo. Se esce con l'angolazione sbagliata però anche un vento contrario forte può ostacolare il disco e non farlo scendere nel modo corretto.
Mi scuseranno gli esperti, spero di riuscire a spiegarmi senza dire cavolate.
Quindi il vento è chiaramente un fattore centrale, direi fondamentale, per lanciare lontano. La scoperta dell’acqua calda, direte voi. Quello che vorrei capire è se e quanto il lancio del disco sia avvantaggiato dal vento rispetto ad altre discipline. La scienza, con le sue premure, e la pratica dicono di sì, considerando la possibilità di angolare e far ruotare l’attrezzo “a piacimento”, la sua forma circolare piatta e il suo peso. Mentre nel martello la qualità del lancio è ben poco influenzata dalla velocità del vento, essenzialmente perché l’attrezzo pesa troppo (oltre 7kg, con 2 m/s la prestazione può variare di circa mezzometro), nel giavellotto l’effetto è molto simile a quello del disco. L’attrezzo è molto leggero, “solo” 800 grammi, e il vento preferibile è di nuovo quello contrario, anche se necessariamente molto più morbido rispetto al disco data la sua forma e il suo peso.
Indipendentemente dai numeri precisi gli studi concordano tutti su un punto: il vento migliore è quello frontale-laterale che tira nella direzione in cui ruota il disco (lanci di destro, il disco ruota in senso orario, ti avvantaggia il vento frontale da destra). Ma bisogna saperlo sfruttare, se no può generare l’effetto opposto.
Il grosso di questi vantaggi si ha, logicamente, nelle competizioni in campi senza tribune, dove il vento soffia “meglio” come quello di Ramona, e non all’interno degli stadi, come avviene per i meeting più importanti e per gli eventi internazionali. Mi sono quindi chiesto: è così netta la differenza tra quello che succede negli stadi e fuori? Ho provato a darmi una risposta con un piccolo gioco, che vale quel che vale ma può dare spunti interessanti. Ho confrontato quello che è successo durante le finali olimpiche dal 1976 al 2024 con quello che succedeva durante le stesse stagioni [media dei migliori otto in finale e dei migliori otto della graduatoria di ogni anno]1.
Il disco risulta così la disciplina che mediamente negli ultimi 50 anni ha avuto la differenza più ampia tra le prestazioni ottenute durante l’anno e quelle durante le finali olimpiche, anche se non di molto confrontato con “discipline sorelle”. Escludendo i possibili effettivi distorsivi degli anni della guerra fredda (per semplicità da Seul 1988 in poi) la differenza media nel disco è del 5% circa (ovvero poco più di 3m), contro un 3,3% del martello (circa 2m e mezzo) e 4,1% del giavellotto (3m e mezzo). Mentre per le discipline i cui risultati durante l’anno sono invalidati dal vento la differenza è inferiore, come i 100m (0,75% - 0”07) e il salto in lungo (2,7% - 0.22cm). Di seguito potete trovare i grafici che ho creato (con le differenze % approssimate), divisi per specialità e anno considerato.
Per gli amici matematici, statistici, scienziati vari: è solo un gioco. Ci ho messo del tempo per tirare fuori tutti i dati e farne qualcosa di utile per il discorso di oggi, ma non c’è alcuna ambizione velleitaria di pensarla come un’analisi accurata meritevole di essere considerata uno studio. Sono solo dei numerini in più.
Vorrei portarvi con me alla conclusione di questo discorso, cercando di uscirne tutti con qualcosa in più. Il succo di quello che si vede sopra è che effettivamente il lancio del disco è la disciplina che in media soffre di più in termini di “qualità” delle prestazioni, tra evento internazionale e resto della stagione. È tutto merito del vento? Non è dato saperlo, ovviamente. Quello che sappiamo è che anche le altre specialità di lanci sotto-performano più o meno nettamente, non c’è tutta questa differenza.
Secondo me il punto è un altro. Il vero problema di queste discipline più tecniche è che se ne parla poco e quando succede lo si fa male. Non si dà abbastanza spazio alla comprensione dei meccanismi che le riguardano e che sono per lo più oscure. Per queste discipline vale da sempre e varrà sempre il fatto che la prestazione dentro uno stadio durante l’evento internazionale non può avvicinarsi troppo a quello che gli atleti raggiungono durante l’anno nei meeting dedicati. Un record olimpico o del campionato mondiale ha un valore enorme, forse più grande delle altre specialità e, a mio parere, forse persino più grande del record del mondo stesso.
Le Oklahoma Throws Series di Ramona sono un caso estremo ed è comprensibile uscire un po’ storditi quando arrivano risultati così sensazionali. Forse si può discutere quanto sia vantaggioso per quelli che gareggiano lì rispetto quelli che non possono permettersi di raggiungere l’Oklahoma. Quanto faccia bene alla disciplina fare un record in un posto in mezzo al nulla senza copertura tv con poche decine di spettatori. Magari inizieranno a esserci più meeting simili nelle località ventose. Io una mail alla Trieste Atletica la farei se fossi un organizzatore di eventi sportivi, sono disponibili e simpatici, e da quelle parti tira un bel venticello, garantisco io!
La stessa cosa però può valere per altre specialità in altri meeting. Nel mezzofondo ogni anno escono risultati straordinari dalla pista indoor di Boston a febbraio o dalle gare su strada in Spagna. Durante i meeting organizzati con le luci e le lepri si corre sempre più forte che durante olimpiadi o mondiali, dovremmo pensare a limitare anche quelli? Nella velocità è risaputo che alcune piste “spingano” più di altre, come quella svizzera di Chaux-de-Fonds, il Boudewijnstadion a Bruxelles o Sestriere. Si può iniziare a parlare di super scarpe, di quanto nel mezzofondo e nel fondo i record del mondo vengano abbattuti anno dopo anno, come se fossero quelli del Friuli Venezia Giulia.
Ai miei tempi non c'erano le scarpe magiche!
Dare aria alla bocca con questi discorsi serve solo a perdere tempo, tra piste, materiali, altitudini, longitudini, vento moderato da nordest, cielo sereno, temperature in aumento.
Il discorso del vento senza limitazioni nelle discipline dei lanci è forse la questione meno attaccabile tra tutte. È saper leggere lo sport anche dal lato scientifico, dovrebbe affascinare. Non c’è un pre o post prestazioni con il vento. Non c’è modo di calcolare esattamente il vento in un determinato momento e quanta differenza possa aver fatto. Il celeberrimo ed ormai ex record del mondo del disco del tedesco Jürgen Schult è ben noto fosse stato fatto in condizioni di vento forte favorevole, in un campo aperto ad un meeting “secondario”: nel 1986. Se poi ci inseriamo la questione “doping di stato” della DDR ai tempi della Guerra Fredda rischiamo di non arrivare a capo di nulla.
Il lancio del disco sta vivendo la sua nuova era dell’oro. Dobbiamo iniziare a fare l’abitudine con queste notizie perché il mondo dei lanci in generale si sta risvegliando, camminando su un filo sottile tra credibilità e risonanza mediatica. E mio malgrado, da quel che si legge in giro, devo ammettere che si sta scivolando dal lato sbagliato del filo. Queste discipline dovrebbero avere lo spazio che meritano, nel modo giusto. Bisognerebbe parlarne più spesso e con più profondità. Spero di aver contribuito, nel mio piccolo.
Insomma, è sempre tutto relativo, non c’è mai nulla di semplice.
Sono andato per le lunghe, saluti corti. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
Jacopo
Qualche curiosità dai social:
A proposito di vento
Guarda chi è tornata
Gardiner fa i 150 in 17” con la stessa scioltezza che ho io quando in questi giorni ho mangiato tre uova di Pasqua
Ovviamente sono poche osservazioni per concludere in modo sicuro con delle affermazioni nette, ma è appunto solo un gioco per dare “colore”. Avrei potuto fare la stessa cosa negli anni con i mondiali e confrontare i risultati, ma sinceramente ho già fatto una bella fatica a tirare fuori questi risultati considerata l’assenza di un unico database e dovendo estrapolarli a mano. Mi ritengo soddisfatto. Inoltre mi scuso se mi sono focalizzato solo sugli uomini, ma allargare il discorso alle donne non avrebbe aggiunto granché al ragionamento e non ho molto tempo a disposizione. Magari in futuro o se è risultata una cosa interessante ai più potrei farci un pensiero.
Buongiorno la materia e complessa..si parla sempre poco di una disciplina che se presentata bene potrebbe dare un immagine diversa di quella che viene data attualmente.. il lancio del disco ha sempre rappresentato la nascita dell atletica.. Attualmente non viene assolutamente valorizzata..in realtà e' una disciplina che non si risolve nel lancio dell attrezzo ma contiene in sé una dinamica complessa di preparazione alla fase finale..solo conoscendo i particolari di ciò verrebbe maggiormente valorizzata. Ben vengano allora descrizioni come la tua che attivano un elemento fondamentale: la curiosità! Grazie per l'articolo!