Foto di copertina GRANA / FIDAL FIDAL
Per via della romanizzazione del sistema postale cinese, lo stesso motivo che porta la capitale Beijing ad essere conosciuta come Pechino, e per colpa dei colonizzatori portoghesi, in Occidente la città che conosciamo “erroneamente” come Canton (che dà il nome al riso cantonese, anche se quello che conosciamo noi come tale in realtà è lo Yangzhou fried rice, 揚州炒飯, di Yangzhou a circa 1.400km da Canton) si chiama Guangzhou. Questa è la capitale della provincia di Guangdong, sulle coste del Mar Cinese Meridionale, al centro di dispute tra il Gigante Asiatico e i suoi “piccoli” vicini, ed è la città più popolosa (18/19 milioni di abitanti) del Delta del Fiume delle Perle, la megalopoli più grande del mondo che con 87 milioni di persone in circa 55.800km2 (poco meno della Croazia) include anche Hong Kong, Macao e Shenzhen.
Secondo una leggenda della dinastia Jin giuro poi la smetto oltre 2000 anni fa la città soffrì un lungo periodo di siccità. La popolazione, dopo lunghe preghiere, venne aiutata da cinque dei immortali che cavalcando cinque arieti donarono loro delle spighe di grano augurando "mai più carestia per sempre" e risolvendo così i loro problemi di scarsità di acqua e di cibo. Da questa storia nasce il soprannome della città (Città delle cinque capre) e il suo simbolo: la capra.
Dato che siamo in Asia e proprio a Guangzhou questo fine settimana si sono svolte le World Relays, ovvero i Mondiali di Staffette, non poteva che essere la capra la mascotte della manifestazione. E gli atleti che sabato hanno corso sotto il diluvio non penso fossero troppo grati nei confronti degli dei immortali.
Newsletter numero cinque! Dopo la scorsa settimana, torniamo di nuovo in Cina. Questa volta riflettiamo sull’evento internazionale dello scorso weekend, i Mondiali di Staffette, fondamentali per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di Tokyo.
Il mio sentimento nei confronti delle staffette è ambivalente dal primo giorno di cui ho memoria. Da un lato è da sempre la specialità che guardo con più trasporto e ammirazione, e questo fine settimana non è stato da meno. La disciplina di squadra nello sport individuale per eccellenza. Dall’altro non sopporto guardarle, mi trasmettono un livello di ansia per nulla sano. Una forma di empatia ansiosa-somatica. Il fatto che il minimo errore al momento del passaggio del testimone rovini tutto è insostenibile. La fidanzata che corre la 4x400 non mi aiuta a gestire questi problemi di ansia, maledetti neuroni specchio.
Non diamo niente per scontato, vediamo come funziona questo evento.
Le World Relays (W.R.) sono una manifestazione relativamente nuova, nata nel 2014 con l’intento di dare nuova linfa alle staffette. Pura promozione. Nel corso delle edizioni ci sono stati diversi cambiamenti, in quest’ottica di intrattenimento, sperimentando vari tipi di gare oltre le più classiche 4x100m e 4x400m. Dalle 4x200m e 2x2x400m alle staffette di mezzofondo (4x800m/1500m), dalle miste per distanza (1200m+400m+800m+1600m) alle miste per genere di 110/100m ostacoli [che erano una figata btw, minuto 6:00 per godervi lo spettacolo].
Un po’ di confusione e forse poco appeal tra pubblico e atleti hanno portato alla scelta, da Nassau 2024, di mantenere solo quelle “classiche” (con l’aggiunta della 4x400 mista). Dal 2019 le W.R. sono diventate indispensabili per qualificarsi ai Mondiali dello stesso anno (prime 8 squadre e le restanti 8 dal ranking stagionale) e dall’anno scorso hanno assunto l’attuale formula, da cui sono uscite 14 delle 16 squadre che hanno partecipato a Parigi 2024. Dall’edizione di quest’anno si sono qualificate 14 staffette per i Mondiali di Tokyo di settembre.
Per la precisione ci sono state le 4x100 e 4x400 maschili e femminili, la 4x400 mista e la novità della 4x100 mista, introdotta con lo scopo di renderla effettiva dal prossimo anno (inserita tra le discipline olimpiche di LA 2028). Per quest’ultima quindi non c’è stata nessuna qualificazione per i prossimi Mondiali.
Sempre per fare le cose semplici, come piace a mamma WA, il sistema di qualificazione funziona così, su due giorni di gare (sabato e domenica):
Le prime otto squadre del primo turno vanno direttamente ai Mondiali e corrono la finale di domenica, per giocarsi i premi in denaro (se le batterie sono tre passano le prime 2 e i migliori 2 tempi; se sono quattro solo le prime 2) e le corsie delle batterie di Tokyo.
Tutte le altre squadre devono giocarsi la qualificazione con il turno di ripescaggio il giorno successivo. Le prime due squadre di ogni serie (o tre, se le serie sono solo due) si qualificano ai Mondiali, sei in totale.
Chi non riesce a qualificarsi tramite questo sistema ha ancora l’ultima chance tramite il ranking (25 febbraio 2024-24 agosto 2025) che riserva altri due posti tra quelle non qualificate.
Da questo ginepraio si otterranno le 16 squadre per le due batterie dei Mondiali di Tokyo. Otto direttamente dalla finale, sei dal ripescaggio e due dal ranking.
Risultati squadre italiane
4x100 mista 41.15 H1 1° posto → finale 41.25 6°posto
4x400 mista 3:15.64 H1 4° posto → ripescaggio 3:12.53 1° posto H2 [WQ ✔️]
4x100 M 38.16 H4 2° posto [WQ ✔️] → finale 38.20 5° posto
4x100 F 43.30 H3 4° posto → ripescaggio 43.12 2° posto H2 [WQ ✔️]
4x400 M 3:04.01 H4 4° posto → ripescaggio 3:04.14 6° posto
4x400 F 3:27.03 H2 2° posto [WQ ✔️] → finale 3:26.40 5° posto
Quest’anno delle 160 squadre previste ne sono state iscritte solo 110. 70 di queste hanno passato il turno, ovvero il 63,63%. Un incremento di circa 20 punti percentuali rispetto allo scenario previsto in partenza da WA (43,75% ) non mi sembra banale quando ci si gioca il posto per un Mondiale. Le probabilità di qualificazione non erano basse, con le opportune distinzioni tra le varie gare1. Dalle 4x100 femminili per esempio ne sono state escluse solo tre dal secondo turno, era difficile tornare a casa insoddisfatte. Tra i maschi si passa a dodici esclusioni, quattro volte tanto.
Mi sono chiesto negli ultimi anni se le W.R. abbiano veramente senso di esistere, e non mi sono riuscito a dare una risposta. È più che comprensibile la volontà di WA di provare a darsi una linea precisa e coerente nel corso degli anni all’interno di un sistema di qualificazione opaco e confusionario, com’era quello delle staffette fino a qualche anno fa. Ma non sono riuscito a decidermi se sia questa la strada migliore da percorrere.
A Nassau partirono 150 squadre, abbastanza in linea con i numeri teorici. Una differenza netta tra le due edizioni a cui si fa fatica a trovare una ragione se non nei costi-benefici delle federazioni, soprattutto quelle minori ma non solo.
Con la finestra di ranking per la qualificazione per Tokyo che comprende anche le Olimpiadi, chi ha corso molto forte a Parigi poteva sfruttare i due slot aggiuntivi (punto 3) e non far correre la propria squadra. Motivo per cui i Paesi Bassi non hanno portato 4x400 femminile e mista. Allo stesso modo squadre forti come Botswana e USA hanno gareggiato con le “seconde linee” (averne noi di seconde linee così), perché anche se non si fossero qualificate sarebbero rientrate con il ranking. E così i big si riposano.
Sono un evento che si tiene a maggio, quando la stagione è appena iniziata, per qualcuno nemmeno. Gli atleti sono, auspicabilmente, per la maggior parte dei casi lontani da un qualsiasi stato di forma definibile ottimale. Auspicabilmente perché l’evento dell’anno si tiene a fine estate, addirittura in settembre a questo giro. Ovviamente gli atleti sono tutti sulla stessa barca, perciò semplicemente il livello medio si abbassa, corrono tutti più piano e la sfida è uno contro l’altro. Con le dovute eccezioni, come la Spagna e il Sud Africa quest’anno.
In generale però questo clima da inizio stagione fa perdere molto dell’hype per l’evento, la gente si dimentica della sua esistenza e non ne comprende l’importanza, sempre che ne abbia. Buona parte dei record dell’evento sono imbattuti dalle prime edizioni, dieci o undici anni fa. Atleticamente è passata un’era geologica. E proprio il basso livello anche durante le stesse competizioni ti fa perdere un po’ di interesse. Allo stesso tempo la possibilità di ribaltoni con squadre forti in difficoltà che vengono battute da underdog ha il suo fascino.
Vale davvero la pena far fare viaggi della speranza e spendere soldi alle federazioni quando alla fine le squadre che si qualificano sono così tante in percentuale2 e probabilmente si possono elencare già giorni prima dell’evento? Spesso le federazioni partono anche una settimana prima dell’evento per far acclimatare gli atleti. Ma non voglio farne una questione di soldi, mettiamo al centro gli atleti. Per chi corre avere un evento simile in primavera non è un aspetto di facile gestione. Non è come andare a fare la finale bronzo dei Campionati di Società a Cassino. Significa spezzare la preparazione, rinunciare a due settimane di autonomia negli allenamenti e tornare a casa con il viaggio da smaltire. Non c’è una via di mezzo tra organizzare un evento simile e il sistema a graduatorie stagionali?
Qualcuno penserà, anche giustamente, che sono i sacrifici della vita del professionista. I viaggi e le trasferte fanno parte del mestiere, bisogna imparare a gestirle. Ed è vero. Ma è anche vero che questo maggior impegno di squadra è richiesto nello stesso periodo in cui WA ha deciso di rendere fondamentale il ranking personale nell’ottica delle qualificazione agli eventi internazionali. È facile vivere bene in questo sistema per gli atleti di alto livello che raggiungono gli standard di partecipazione e non hanno pensieri, possono persino decidere di rinunciare alle W.R. Nel frattempo la grossa parte degli atleti e delle atlete deve fare di tutto per riuscire a qualificarsi e sbarcare il lunario, senza poter pensare a se stessi e ai propri interessi in un momento che può essere delicato.
Quest’anno fortunatamente non è una stagione troppo complicata. Con i mondiali a settembre due/tre settimane a cavallo tra aprile e maggio non compromettono i piani di lavoro degli atleti. L’anno scorso la musica è stata un’altra, con gli Europei a giugno e le Olimpiadi ad agosto. Un atleta con la volontà di qualificarsi agli Europei ha dovuto forzatamente rinunciare ad opportunità di buone gare ad un mese dal suo obiettivo stagionale. Non sono tutti Femke Bol o Dina Asher-Smith che tanto l’europeo lo fanno di passaggio e ad agosto arrivano in forma olimpica, letteralmente.
Sapete dov’è il problema? Che in tutto ciò io mi sono divertito. L’ho detto subito, ritengo le staffette il pezzo forte del palinsesto di gare dell’atletica. Le World Relays sono effettivamente un evento particolare, con un buon ritmo e grande energia. Lo spirito di squadra delle staffette è palpabile, ti arriva. WA ha ancora molto da sistemare, soprattutto dal lato del comparto tecnico e dell’esperienza informativa del telespettatore.
Il problema è che forse mi immedesimo troppo negli atleti, soprattutto di medio-alto livello, che mi sembra siano spesso messi in secondo piano. Lo spettacolo ci deve essere, è necessario, fondamentale. Ma non posso fare a meno di pensare a quanto sia complicato emergere nel sistema complicato dell’atletica attuale. Questo genere di evento, per quanto difettoso e migliorabile, potrebbe essere azzeccato per lo spettacolo, un po’ meno per l’atleta.
Alla prossima settimana!
Jacopo
Curiosità dai social
Noah Lyles al Met Gala, non benissimo
Togliersi i sassolini
Simonelli al prossimo GST di Philadelphia !!
Numero team: 24 4x400m maschile; 20 4x400m femminile; 26 4x100m maschile; 18 4x100m femminile; 22 4x400m mista (15 extra nella 4x100m mista)
Dei partenti quindi rimarrà a casa dai Mondiali solo il 36% contro il 56% teorico.
Condivido pienamente il fatto che qualificazioni fatte così non sono certo indicative prova ne e il fatto che la nazioni top mandano la squadra b...portarle poi in Cina ha evidentemente un mero scopo economico ma ci sta, ma come dici tu e poco produttivo per atleti che pur di livello internazionale devono guadagnarsi la pagnotta e per un evento si giocano almeno 20 giorni. Sarà giusto così ma non sarebbe bastato il ranking puro?