La notizia della settimana è la sospensione per doping della triplista ucraina Maryna Bekh-Romanchuk, di quelle che non fanno per niente bene all’immagine dell’atletica mondiale. Tre volte argento mondiale, due volte oro europeo, sesta nel ranking mondiale del 2024 e quarta nel 2023. Più di 500 mila followers su Instagram. Non gareggiava da Parigi 2024 (undicesima) e avrebbe dovuto essere in pedana alla Diamond League di Doha.
Non proprio una Miss Nessuno. È andata così. Nella newsletter di oggi ci tocca parlare di doping, buon lunedì!

Doparsi non è bello
La lotta al doping da parte della World Anti-Doping Agency (WADA) e dell’Athletics Integrity Unit (AIU) è costante. La giustizia sportiva che agisce nei casi di violazione del codice antidoping lo fa con mezzi e fini differenti rispetto alla giustizia ordinaria, penale e civile. La World Athletics è un ente privato internazionale che si adopera per far rispettare le proprie regole sanzionando chi esce dai binari stabiliti e non c’è un’automatica azione penale nei confronti di chi viola queste regole, ogni Paese ha una propria legislazione in tal senso.
La questione che personalmente mi tocca di più è il fatto che le notizie di positività facciano barcollare le fondamenta di qualsiasi garantista. Io, e spero chiunque sia un sostenitore dello stato di diritto, credo nel principio della presunzione di innocenza. Articolo 27 della Costituzione: “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Mi sono spesso chiesto se e quanto questo valga nei casi di doping.
Il meccanismo che porta a condanna e sanzione da parte dell’AIU è semplice, dopo la positività e la sospensione preventiva (con la possibilità per l’atleta di accettare la sanzione e non andare in tribunale), ci sono due gradi di giudizio: il primo grado (Tribunale Disciplinare di World Athletics - Disciplinary Tribunal) e l’appello al TAS-CAS (Tribunale Arbitrale dello Sport - Court of Arbitration for Sport).
Un aspetto importante in questo contesto, e che mi pone sempre in una posizione complicata per farmi un’idea, è che mentre nel diritto ordinario nel momento in cui io accuso qualcuno di un reato e lo porto a processo quella persona è innocente fino a prova contraria, non deve provare nulla a suo favore e semmai sono io che devo avere delle prove solide alla base delle mie accuse, nel caso dei processi per doping invece l’onere probatorio è invertito. È l’accusato che deve dimostrare la propria innocenza, la non intenzionalità o la contaminazione. Tutto ciò significa che l’atleta è in sostanza colpevole fino a prova contraria1, ed è qui che casca il mio garantismo.
L’art. 10 del Codice WADA (ai punti 10.5 e 10.6) prevede la possibilità di eliminare il periodo di inammissibilità solo se l’atleta dimostra assenza di colpa o negligenza (praticamente mai) o ridurre la sanzione per colpa o negligenza non significativa, assistenza sostanziale (che porta alla scoperta o all'accertamento di violazioni delle norme antidoping da parte di altri) o ammissione tempestiva.
Non basta all’atleta dire “scusate, non sapevo che quella sostanza fosse dopante” o “non sapevo, ha fatto tutto il mio allenatore”. Ha bisogno di prove concrete. Se queste prove sono ragionevoli può esserci la riduzione o la cancellazione. Si può arrivare ad un patteggiamento, come nel caso Sinner, se le prove portate a propria difesa sono “credibili” e “solide”. Fondamentale resta in ogni caso la responsabilità dell’atleta per qualsiasi sostanza trovata nel proprio corpo, indipendentemente dall’intenzione o dalla colpa dello stesso. Il principio della responsabilità oggettiva, o strict liability.
Quindi quando Marina Bekh-Romanchuk viene sospesa per positività al testosterone ci si può aspettare ragionevolmente una condanna a quattro anni. La contaminazione da testosterone è uno dei casi più complicati da provare, proprio perché è estremamente raro che accada, che si parli di integratori, alimenti o per via cutanea. WADA & Co. agiscono con molta severità e grande scetticismo soprattutto nei casi che riguardano questa molecola, stabile e facilmente identificabile. Sarà quindi difficile ottenere anche solo una riduzione di pena (magari sì nel caso in cui dovesse esserci ammissione), staremo a vedere.
Questa notizia arriva in un momento abbastanza caldo per il doping.
Dopo tre anni si è arrivati alla conclusione dell’iter giudiziario del caso Abdelwahed, positivo al Meldonium dopo gli Europei di Monaco 2022, con la conferma della sospensione di quattro anni. Ho fatto un riassunto qua del Lodo arbitrale del TAS.
Il campione spagnolo di maratona Ben Daoud (2h06:49) è stato squalificato per quattro anni per irregolarità nel passaporto biologico (parametri del sangue che evidenziano manipolazione). Il campione del mondo del 2013 degli 800m, Aman, dopo diversi anni di diatribe legali è stato squalificato fino al 2028 per un caso risalente al 2021. Il pesista ucraino Kokoško (bronzo agli europei indoor 2023) squalificato per 22 mesi per errori nei Whereabouts (il sistema di localizzazione degli atleti) e il maratoneta brasiliano Do Nascimento squalificato definitivamente per 5 anni per Drostanolone, Metenolone, Nandrolone.
Continuano a fare notizia i fondisti kenyani che vengono trovati positivi e sono poi sanzionati dopo aver vinto maratone e mezze in Europa, fanno meno scalpore i numeri altrettanto impressionanti degli atleti indiani. Solo ad aprile nove ragazzi indiani sono stati squalificati, tutti con età compresa tra 22 e 25 anni, semi-sconosciuti. Il caos e la poca trasparenza da quelle parti non è una novità. Al primo maggio 126 atleti indiani e 131 atleti kenyani sono banditi dall’AIU, sui 663 totali (quasi il 40% insieme).
A meno di ammissione di colpa, nella maggior parte dei casi la macchina della giustizia antidoping (necessariamente) non è rapida. Tra primo grado e appello passano un paio d’anni. La lunghezza dei processi è legata alle possibilità che vengono date agli atleti di potersi difendere dalle accuse. Una lentezza che però non aiuta la comunicazione e che rischia di far apparire i processi complicati e poco trasparenti, come se la durata ne inficiasse la serietà e affidabilità.
Ha senso chiedersi se l’inversione dell’onere probatorio renda ineguale la giustizia sportiva. Se sia un peso troppo complesso da sobbarcarsi per gli atleti. I mezzi di Sinner per mettere in piedi una difesa solida non sono stati gli stessi di Abdelwahed, indipendentemente dalla loro innocenza e responsabilità. La cosa che conta, nella giustizia tutta, non è solo definire se uno è colpevole o meno, ma fare in modo che le persone abbiano gli stessi diritti di fronte alla legge e che ricevano una sanzione equa e proporzionata da chi le applica. E qual è questa “giusta condanna” nei casi di doping? Bella domanda.
Cose un po’ più belle
Per fortuna questa settimana ci sono state anche delle gare da seguire e ottimi risultati di cui poter godere.
Notizie dal Qatar, ma non c’entra Trump
I risultati di maggior interesse della settimana arrivano dalla Diamond League di Doha e sono due le riflessioni più interessanti uscite da questa tappa.
La prima è che il tifo africano è di un altro livello. Le tribune del (non enorme) Suhaim bin Hamad Stadium erano piene di gente che semplicemente faceva festa e si divertiva. Tantissimi keniani. I risultati non sono stati di livello altissimo (eccetto due, vediamo dopo). Gli incentivi da 5000 petroldollari erano per il “compitino” del meeting record, ma al pubblico interessava solo divertirsi e far casino. Erano felici di essere lì a godersi le gare e fine.
Ci vorrebbero più competizioni di questo genere in Africa? Non sarebbe male, da questo punto di vista. Certo è che bisognerebbe anche pensare a risolvere prima i problemi tecnici vergognosi che si sono visti venerdì sera, con i risultati live bloccati per praticamente tutto il meeting, e dare delle certezze organizzative. Anche se questo genere di problemi li hanno avuti anche in Cina, nonostante la ricchezza ostentata dagli impianti super moderni. Non sono solo africani. Ci rimette la credibilità la Diamond League, e la Grand Slam Track se la ride.
La seconda è la copertina meritatissima dal giavellotto, unico vero risultato degno di nota di Doha, con una battaglia all’ultimo metro tra il campione olimpico e mondiale indiano Chopra e il tedesco Weber. Il vento forte (che anche se a favore aiuta, come sappiamo) nello stadio “semi-aperto” della capitale qatariota ha spinto il giavellotto dei due ragazzoni sopra i 90 metri, per la prima volta nella carriera di entrambi. L’indiano al penultimo lancio passa in testa con il record nazionale di 90.23 e il tedesco risponde con il personale di 91.06 all’ultimo lancio (peccato il record nazionale tedesco sia un po’ più tosto, 97.76, seconda misura di sempre). La parte “field” può regalare grandi emozioni, spesso e volentieri anche di più della parte “track”, alla faccia di Micheal Johnson.
Gli altri risultati danno poche soddisfazioni, in linea con la maggior parte dell’ultimo periodo. Tebogo piano piano da olio alla catena, rischiando di farsi infilare per fare lo show gli ultimi metri e vince di un solo centesimo. L’infinita Shelly-Ann Fraser-Pryce arriva “solo” quarta alla soglia dei quarant’anni, iniziando così ufficialmente il suo ultimo anno di carriera. Il mezzofondo fa venire il latte alle ginocchia con gli atleti che non seguono le lepri e si fanno le gare tra loro, a parte l’800 maschile tempi da inizio stagione poco entusiasmanti.
Nel mentre gli italiani si difendono cercando di rompere il ghiaccio senza fare brutte figure, e ce la fanno abbastanza bene. Sibilio vince all’esordio sui 400hs con 49.32 e Bruni arriva seconda con 4.63m ex aequo con tre statunitensi. Tortu, Simonelli, Sioli e Fassinotti ben lontani dalla loro forma migliore. Sarebbe un problema fossimo a luglio, soprattutto per i primi tre da cui si possono avere certe aspettative, ma a maggio ci si può accontentare.
Le altre gare
Ci sono stati gli adidas Atlanta City Games nella stupenda cornice di Piedmont Park a due passi dalla Downtown di Atlanta che fa da sfondo alle gare. Meeting organizzato su un rettilineo da 200 metri e pedane per i salti montate per l’occasione. Il nostro Furlani arriva secondo saltando un gran 8.28m nel lungo per aprire la stagione, con un quarto salto nullo luuungo lungo, nonostante la necessità di accorciare la rincorsa per la lunghezza della pedana.
Quest’anno la gara più curiosa dell’evento, i 150m dritti sul rettilineo dove l’anno scorso Lyles (che ha dato buca per problemi alla caviglia) sfiorò il record del mondo di Bolt correndo 14.41, non sono stati eccezionali, vinti dal keniano Omanyala in 14.70. In generale questo genere di eventi sono una vetrina perfetta, ce ne vorrebbero di più. Uscire dagli stadi è una delle strade da seguire e Adidas l’ha capito già da tempo. Ne riparleremo.
L’Italia della marcia come al solito regala soddisfazioni, con il record del mondo della 35km di Stano e tante altre medaglie (sette in totale) agli Europei a squadre di Podebrady. E in giro c’è ancora qualcuno che sta dietro alle imprese di Schwazer.
Sha'Carri Richardson, argento a Parigi sui 100, esordisce a Tokyo con quasi OTTO DECIMI in più del suo personale. Altro che Tebogo, qua ce n’è di ruggine da togliere. Da questa seconda tappa “Gold” del Continental Tour di WA niente di entusiasmante da segnalare, Coleman è arrivato terzo sui 100m battuto da un giapponese classe 2003, vedete voi.
Alla prossima settimana!
Jacopo
Curiosità dai social
Quincy Wilson che va al prom con l’Aston Martin è la cosa più chic che vedrete oggi
Tiktok failed to load.
Enable 3rd party cookies or use another browserNick Symmonds (2 volte olimpionico e argento mondiale del 2013 sugli 800m) diventa la prima persona a correre sotto i 4 minuti il miglio e a scalare l’Everest [e che ho appena scoperto avere 1,7 milioni di iscritti su YouTube]
Sono un appassionato di atletica semplice, vedo Van Niekerk e piango
Giuristi, perdonatemi
Al netto del fatto che sono dispiaciuto del fatto che sia stata pizzicata un atleta che ho cercato di inseguire in qualche meeting per un "improprio selfie" da condividere con alcuni amici 🤣 ciò che mi colpisce in particolare di ciò che hai scritto e sulla presunta colpevolezza. Tremenda questa differenza tra l'applicazione dei diversi codici, sportivo e civile. Esiste poi il ragionamento intorno alla definitività e alla seconda possibilità. Il confine e' sottile, ma in atletica diversamente da altri contesti esistono delle regole non scritte..chi si e' macchiato ne porta i segni e lascia dubbi perenni..